Nato a Gorlago (BG) nel 1929, Mario Verri diventa sacerdote nel 1952 e viene assegnato per alcuni anni alla Parrocchia di Schilpario in alta Val di Scalve, dove viene a contatto con la dura realtà del lavoro in miniera svolto da molti dei giovani di cui deve occuparsi Ottenuto dal parroco il permesso di condividere almeno in parte la vita dei minatori, si mette al loro servizio non solo sul piano spirituale quando fanno ritorno alle baracche per la mensa e il riposo. Le prime lotte sindacali in Bergamasca trovano risonanza anche in alta valle, dove don Mario appoggia e incoraggia le giuste richieste dei lavoratori. Lasciata la valle, diventa insegnante in un collegio seminarile dell’opera diocesana Patronato San Vincenzo a Sorisole, dove vengono formati i sacerdoti destinati alle case dell’Opera presenti anche nel Terzo Mondo. Parallelamente, svolge il ministero in una parrocchia di Bergamo, occupandosi soprattutto di animazione culturale e spirituale dei giovani. In questo periodo pubblica una lavoro discusso ed elaborato con un gruppo di giovani dal titolo “Salvare quest’uomo”, in cui rivela uno straordinario spirito di apertura al mondo degli uomini, guardato invece con così tanto sospetto dalla chiesa preconciliare. Il Concilio Vaticano II, profeticamente voluto da Giovanni XXII, dà sostegno alle visioni teologiche che don Mario sta maturando in grande solitudine. Negli anni Settanta si reca a Roma dove intraprende una attività lavorativa, divenendo responsabile del personale di una importante azienda metalmeccanica, ma continuando anche ad esercitare il suo ministero in una parrocchia cittadina. Si iscrive a corsi di studio in filosofia e in teologia a Perugia e a Roma, laureandosi in entrambe le discipline. Tornato a Bergamo, trova lavoro nel sistema sanitario locale, assumendo un ruolo importante all’interno dell’Ospedale psichiatrico cittadino. Con il sostegno di un gruppo locale, promuove attività finalizzate all’applicazione della legge Basaglia, fino alla riconversione della struttura manicomiale. Raggiunta la pensione, svolge il proprio ministero in alcune case di riposo fino alla morte avvenuta nel 2018. Sollecitato a pubblicare questa tesi teologica, si è sempre schernito, procrastinando negli anni il lavoro di “volgarizzazione” del testo, una necessità da lui pure condivisa, ma mai affrontata con decisione.