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Bruno Tinti

Prima di dedicarsi al giornalismo e alla scrittura di saggi è stato magistrato dal 1967 al 2008. Entra in magistratura pochi giorni dopo aver compiuto 25 anni e prende subito servizio a Torino. Dopo qualche anno in Tribunale, diviene prima giudice istruttore e poi sostituto procuratore della Repubblica, ruolo che ha continuato a svolgere fino a quando ha lasciato la magistratura; dal 1990 al 1995 è procuratore della Repubblica a Ivrea; dal 1995 al 2008 procuratore aggiunto a Torino.
Nel 1982 comincia a occuparsi di reati tributari, societari e fallimentari; ha coltivato questa specializzazione per tutta la sua vita professionale e, come procuratore aggiunto, è stato a capo del pool specializzato in diritto penale dell’economia. In questo settore si è occupato di indagini di rilevante spessore; tra queste quelle relative al caso “Telekom Serbia”, che manda assolti esponenti di vertice della sinistra italiana (Romano Prodi, Lamberto Dini, Piero Fassino).
Si specializza anche in informatica giudiziaria e, dal 1995 al 2008, è stato referente informatico per il Ministero della Giustizia presso la Corte d’Appello di Torino: gestiva l’organizzazione informatica degli uffici giudiziari del Piemonte e studiava e realizzava nuove procedure per la creazione e l’utilizzazione del cosiddetto fascicolo informatico, nonché per l’organizzazione del lavoro dei magistrati e della loro partecipazione alle udienze penali.
Si è dedicato a un’attività di studio nel campo del diritto che ha portato alla pubblicazione di un manuale di diritto penale tributario (Contravvenzioni e delitti tributari, UTET, 1986) e di numerosi articoli in materia tributaria e societaria su riviste specializzate. Tra il 1995 e il 2000 è stato professore a contratto presso l’Università del Piemonte Orientale dove ha tenuto un corso di Diritto penale tributario. Tra il 1992 e il 2000 è stato presidente, in successione, di tre commissioni ministeriali per l’elaborazione di una nuova legge penale tributaria che sostituisca la legge 516/82; il Parlamento italiano approverà la nuova legge con modifiche tali da snaturarne completamente l’impianto, sì da renderla del tutto inefficiente.
Lasciata la magistratura, scrive tre libri, Toghe rotte (2007), La Questione Immorale (2009) e La rivoluzione delle tasse (2012), tutti per Chiarelettere. Ho descritto lo stato comatoso della giustizia italiana, proposto le riforme necessarie per renderla efficiente e analizzato le leggi emanate allo scopo di assicurare l’impunità al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e agli altri politici accusati di reati contro la Pubblica Amministrazione, quali corruzione, frode fiscale, falso in bilancio. Nel 2009 è diventato azionista del nuovo giornale “Il Fatto Quotidiano”, di cui è anche collaboratore stabile: tengo una rubrica ebdomadaria, “Giustamente”, che esce ogni venerdì e pubblica articoli in materia di giustizia e politica.
Dal 2009 è iscritto all’Ordine degli Avvocati di Roma.
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