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Manlio Brusatin

Manlio Brusatin (1943) si è laureato in architettura con Carlo Scarpa, allo IUAV di Venezia. Ha insegnato al Dipartimento di Conservazione dei Beni Culturali di Ca’ Foscari e alla Facoltà del Design del Politecnico di Milano, dalla loro fondazione. Presso la Facoltà di Architettura di Alghero (Università di Sassari) ha coordinato l’apertura del primo corso di laurea in Design della Regione Sardegna.
Nel corso dei suoi lavori teorici è venuto delineando una storia critica delle forme che ne investiga la dimensione tecnica e il significato creativo, in una trilogia tradotta in più lingue: Storia dei colori (1983), Storia delle immagini (1989) Storia delle linee (1993). Con i saggi: Arte della meraviglia (1986), Arte dell’oblio (2000) e Colore senza nome (2006) ha indagato su aspetti di storia delle idee, delle tecniche e dei sistemi comunicativi delle immagini in quanto percezione-ricezione-comunicazione-obliterazione e al life cycle dell’oggetto e degli spazi d’uso. Il saggio Arte come design (2007) individua il rapporto design/arte mettendo il relazione soggetto/progetto/oggetto.
Ha collaborato a varie Biennali di Venezia delle Arti, dell’Architettura e del Teatro tra cui in particolare l’ideazione e allestimento con Paolo Portoghesi della prima mostra del postmoderno: La presenza del passato (1980) e con Jean Clair l’esposizione internazionale per il Centenario della Biennale: Identità e alterità: Le figure del corpo (1995).
Ha operato al restauro di mura storiche e opere pubbliche in particolare: la Rocca di Asolo, le mura di Castelfranco Veneto, la cinta muraria di Treviso, la Piazza della Macia di Spilimbergo (PN).Ha esperienza internazionale sul tema del “Colore”: Storia dei colori (nuova ed. 1999), Lezioni sui colori (2 ed. 2005) e la voce Colori e teoria della Garzantina, Arte (2002) argomento sul quale ha tenuto lezioni, conferenze, seminari in fondazioni, musei e università. Al presente lavora per proporre una Carta del Colore in relazione ai nuovi piani qualitativi delle città d’arte e a progetti di colour design per l’umanizzazione degli spazi in luoghi delegati alla produzione, alla terapia ed educazione.
Le sue opere sono state tradotte in inglese, francese, tedesco e spagnolo. 
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