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Gerardo Mazziotti

Gerardo Mazziotti è nato a Corigliano Calabro il 3 gennaio 1924 e si è laureato nel 1950 alla Facoltà di Architettura di Napoli con una tesi in impianti sportivi premiata dal CONI. Il relatore Carlo Cocchia lo associò nella progettazione dello stadio San Paolo. Ha insegnato alla Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Salerno. È stato vicedirettore generale dell’IACP di Napoli. Ha realizzato numerose opere pubblicate sulle riviste italiane e straniere, tra le quali: il padiglione del NordAmerica alla Mostra d’Oltremare del 1952, le Terme del Solaro a Castellammare di Stabia, l’Ostello della Gioventù a Napoli Mergellina, la sede della Banca d’Italia di Benevento, il Polifunzionale scolastico a Napoli Marianella (“la machine à ètudier” esposta per un anno alla Fondation LC di Parigi ), l’Ospedale di Abhomey nel Bènin, il quartiere Monteruscello Uno, le Torri Cartesiane a Napoli Scampìa, la Villa Ajello a Corigliano Calabro. Ha partecipato a numerosi concorsi internazionali per scuole, ospedali, stadi, palazzi di giustizia, quartieri residenziali, vincendone alcuni e classificandosi ai primi posti in altri. Come studioso ha pubblicato i seguenti libri: Le cento sedi della Banca d’Italia (1960); Il recupero dei centri storici (1965); La ricerca della Forma (1992); Costruire (1992); Il Partenone (1993); Bagnoli, cronaca di un fallimento annunciato (1993); Progetto per Napoli metropoli europea (1994); Dalle case collettive alle Unità urbane (1995); Il Testimone (2001); L’assalto alla diligenza - lo spreco di migliaia di miliardi (2005); Bagnoli, odissea di una trasformazione urbana (2009); Diario napoletano (2012); Una vita da irriducibile irrequieto (autobiografia) (2015). Il 5 luglio 2005 ha ricevuto il Premio Kivanis ai Calabresi Emeriti; il 9 luglio 2008 gli è stato assegnato il Premio Internazionale di Giornalismo Civile; il 2 giugno 2011 gli è stato conferita l’onorificenza di Cavaliere al Merito della Repubblica. Ha scritto di lui il filosofo Aldo Masullo: «Dinanzi all’umiliante dileguarsi delle forme e al rifiuto sprezzante degli stili Gerardo ha l’audacia di rivendicare il primato classico della “forma” e di assumere quale principio religioso del suo lavoro di architetto il monito del grande LeCorbusier “l’architettura è al di là dell’utile”».
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