Bruno Previtali, nato a Suisio (BG) l‟11.03.1950 e ivi risiede. Scrive da anni, ed ha ottenuto lusinghieri risultatipartecipando a diversi concorsi letterari. Ha pubblicato diversi lavori, e la critica letterariaspecializzata l‟ha ritenuto degno di menzione in una “Storia della letteratura italianacontemporanea” ed. Helicon, e in un “Dizionario ragionato degli scrittori italiani del „900” ed.Helicon, che di lui tra l‟altro scrive: “Narratore e poeta, nel 2001 pubblica tre libri: “Una vocedall’isola” e “Fragili pensieri”, nel ‟03 approdano alle stampe i due romanzi che con maggioreluminosità evidenziano le caratteristiche dell‟autore. “L’uomo dimenticato” (Bastogi per ragazzi) e“Il gelso insanguinato” (Bastogi) (romanzo ambientato tra Bottanuco, Solza, e Baccanello); testocrudo e penetrante, bilanciato tra squarci di violento realismo (l‟autore è spesso incline a marcarlocome esito sottinteso di un‟essenza culturale) e pacificanti situazioni di abbandono alla naturalitàdegli eventi, nel suo procedere intravede sfumature di suggestioni appartenenti ai codici delcinema”. Nel 2006 pubblica “Il mondo degli acefali” (AlbatrosIlFilo), nel 2007 il romanzo “Storied’amore e di crudeltà” (Robin), schegge di realtà che rimandano a un solo grande sentire: ilcoraggio di farsi carico delle proprie esistenze. Nel 2007 anche la silloge poetica “Radiografiadell’anima” (Libroitaliano). Nel 2008 la raccolta di racconti “Ho gettato dio in pattumiera”(EdiGiò), quattro racconti veri, quattro schizzi narrativi di lucida e cruda denuncia di alcuni deidrammi quotidiani più inquietanti dell'esistere contemporaneo: dalla sorda sopraffazione a dannodei più deboli alla dannazione senza redenzione di chi non ha voce, dal talvolta difficilecompromesso dell'essere donna alle desolanti contraddizioni della Chiesa, dallo spettro sinistrodelle sette sataniche al confronto irriducibile fra progresso e tradizione. Nel 2010 “Figli di p…” ed.Aracne.Hanno scritto di lui: “Bruno Previtali, una vita dedicata a raccontare, a “radiografare l‟animo umano”, come si è spesso detto del suo peculiare modo di fare letteratura, sempre a cavallo fra narrativa e cronaca. Ciò cheanima la sua scrittura è il bisogno di raccogliere e raccontare storie profonde e messaggi veri; equesto in modo schietto, senza reticenze né artifici. Il suo senso di essere scrittore è tutto nel ritrarrequei drammi e quelle tragedie dell‟esistere contemporaneo, nell‟essere testimone del malessere diuna generazione inquieta, povera di miti, ma tuttavia alla ricerca della propria identità, e quindiintimamente capace di ascoltare e ritrovare in sé l‟amore per la vita, per la comunità, per lafratellanza. La sua scrittura si ispira non già ai miti dello stile per lo stile, bensì alla povertà dellecose ed al bisogno di dar voce a verità troppo spesso nascoste, che tuttavia così bene dischiude quelpatrimonio di valori che l‟universo interiore non ha mai veramente e del tutto perduto.”