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Giuliano Mignini

Giuliano Mignini è nato a Perugia da una famiglia della cui presenza nel territorio cittadino si ha notizia dalla metà del Settecento. Il nonno e il bisnonno paterni erano noti scultori ispirati allo stile liberty, autori di numerose opere nel locale cimitero, in palazzi pubblici e anche nella Corte di Cassazione. All’età di soli cinque anni perde il padre in un grave incidente automobilistico avvenuto a Rigutino (AR). Frequenta il Liceo Classico “Annibale Mariotti” e, poi, la Facoltà di Giurisprudenza dell’Ateneo perugino, deciso a svolgere l’attività di magistrato. Dopo la laurea, ha svolto per qualche anno la professione forense, superando l’esame di procuratore legale. Nel 1978 ha affrontato e superato brillantemente il concorso in magistratura e, nominato uditore giudiziario, è stato destinato alla Pretura Mandamentale di Volterra (PI), con funzioni di pretore, iniziando la sua attività il 19 settembre 1980. Nel corso del periodo trascorso a Volterra, oltre alle normali attività giudiziarie del mandamento e di direzione dell’ufficio in cui era l’unico magistrato di carriera, ha espletato numerose rogatorie penali, relative a detenuti ristretti nella locale casa di reclusione, anche particolarmente noti alle cronache del tempo, ed è stato applicato per diversi mesi al Tribunale di Pisa, come componente del collegio penale.È stato, poi, trasferito, a domanda, al Tribunale di Terni, nel settembre 1982, come giudice, svolgendo attività di giudice istruttore civile, di giudice della sezione lavoro e delle controversie previdenziali, di giudice della sezione specializzata delle controversie agrarie, di giudice del dibattimento penale e, talvolta, anche di Corte d’Assise, oltreché attività di giudice istruttore penale supplente.
Particolarmente importante è l’attività che ha svolto in complesse cause di lavoro e anche previdenziali e una sua sentenza, in materia di indennità per il lavoro notturno, di cui è stato relatore ed estensore, è stata pubblicata nella rivista «Orientamenti di Giurisprudenza del Lavoro», 1985, 803 (cfr. la sentenza Trib. Terni del 16 maggio 1985, parti in causa Botondi c. Soc. Terni). Ha curato anche la recensione al volume di Alfredo Mantovano, La giustizia negata. L’esplosione della criminalità fra crisi dei valori ed emergenza istituzionale, presentazione di Mauro Ronco, apparsa sulla rivista «Cristianità», 1992, 205, ed è stato autore degli articoli: Il consuntivo giudiziario ’82 dei mali della società italiana, in «Cristianità», 98-99; Il consuntivo giudiziario ’83 dei mali della società italiana, in «Cristianità», 107-108; Il consuntivo giudiziario ’83 dei mali della società italiana, in «Cristianità», 132. Nel 1989, su sua domanda, approda alla Procura della Repubblica presso la Pretura Circondariale di Perugia e poi alla Procura della Repubblica presso il Tribunale della stessa città. È stato, inoltre, eletto in ben quattro occasioni come componente del Consiglio Giudiziario della Corte d’Appello di Perugia, la prima volta, durante la presidenza De Castello, come segretario e, in tale veste, è stato componente della commissione uditori giudiziari e, in un’occasione, presidente della stessa.Dal 26 novembre 2005 sino a tutto il 2012 è stato addetto alla Direzione Distrettuale Antimafia di Perugia e ha partecipato a numerosi e significativi incontri di Studio organizzati dal CSM. Nell’ambito dell’attività giudiziaria svolta alla Procura presso il Tribunale di Perugia non possono non segnalarsi le complesse e laboriosissime indagini sulla morte di un medico perugino, già collegate, per lungo tempo, ex art. 371 c.p.p., con quelle condotte a Firenze dal dott. Paolo Canessa, sui mandanti dei delitti già attribuiti al cosiddetto “Mostro” di Firenze. La vicenda giudiziaria è stata, per lungo tempo, alla ribalta delle cronache locali e nazionali, oggetto di numerose trasmissioni televisive, come quelle su “Chi l’ha visto ?”, “Blu notte”, il programma di Irene Pivetti su Rete 5 e altre. Diversi sono i libri pubblicati sull’argomento a cui viene dato un ampio spazio alla vicenda oggetto delle indagini in questione nell’ambito della tragica vicenda fiorentina.Con frequenza e spesso anche per periodi di tempo abbastanza lunghi, come sostituto più anziano dell’ufficio, ha esercitato le funzioni di procuratore f.f. in sostituzione del procuratore titolare. In ultimo è stato sin dall’inizio titolare del procedimento n. 9066/2007/21 sull’omicidio della giovane cittadina britannica Meredith Kercher e nella trattazione dello stesso è stato affiancato alla fine delle indagini preliminari dalla collega Manuela Comodi, occupandosi, poi, con la collega, del processo di primo grado e di quello d’appello. Tale procedimento, per il quale è intervenuta la condanna a trent’anni di reclusione per l’imputato che aveva scelto il rito abbreviato e il rinvio a giudizio per gli altri due coimputati dinanzi alla Corte d’Assise di Perugia per il successivo 16 gennaio 2009, è stato oggetto di un’attenzione mediatica a livello mondiale.Gli altri due imputati, Amanda Knox e Raffaele Sollecito, sono stati dapprima condannati a lunghe pene detentive dalla Corte d’Assise di Perugia. La Corte d’Assise d’Appello di Perugia ha assolto i due imputati dal delitto di concorso in omicidio ma, dietro ricorso della Procura Generale a cui il sottoscritto è stato applicato, la Corte di Cassazione, Prima Sezione Penale, ha annullato la sentenza d’appello e ha rinviato il processo alla Corte d’Assise d’Appello di Firenze che ha condannato i due. Del tutto inaspettatamente, in sede di ulteriore ricorso per Cassazione, la Quinta Sezione, in contrasto con quanto statuito dalla Prima, ha annullato la sentenza fiorentina senza rinvio e, caso unico nella giurisprudenza della Suprema Corte, si è pronunciata nel merito, assolvendo i due imputati con la formula attenuata e dubitativa dell’art. 530, secondo comma, c.p.p.
Nel giugno 2011 ha svolto le indagini su un’ipotizzata associazione per delinquere transnazionale, costituita da sostenitori del regime di Gheddafi e operante in Tripolitania e Perugia e avente, come obiettivo, quello di contrastare con violenze e minaccia gli oppositori di Gheddafi che si trovano a Perugia, impedendo il diffondersi dell’opposizione tra gli studenti libici, cacciare il rappresentante diplomatico del governo provvisorio di Bengasi, riconosciuto dallo Stato italiano e addirittura eliminare personaggi di governo del regime di Gheddafi, passati dalla parte degli insorti.
Nel 2013 è stato trasferito, a sua domanda, alla Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Perugia, come sostituto, ma è stato ancora applicato alla Procura presso il Tribunale – DDA dal settembre a tutto il dicembre 2013.
Il magistrato vive a Perugia con la moglie Cristina e le quattro figlie, Benedetta, Costanza, Margherita e la piccola Vittoria, nata nel 2010. È stato cantore della Corale Laurenziana di Perugia ed è appassionato, oltre che di armi, di musica wagneriana e di storia (protostoria e storia contemporanea). Ha svolto un’intensa attività culturale, soprattutto a livello di conferenze tenutesi, oltre che a Perugia, in altre zone d’Italia.

Intervista a Giuliano Mignini
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