Guido De Maio
Nato a Napoli e ora liberamente nomade tra tre diverse città (Napoli, Roma, Spoleto) a ciascuna delle quali è singolarmente legato per motivi di varia natura, è stato magistrato per ben 48 anni (dall’agosto 1964 al luglio 2012), durante i quali ha percorsi i vari livelli della professione, fino a raggiungere quelli di grado più elevato. Questo lungo excursus di vita e di esperienze ha lasciato tracce profonde nella sua anima e nei libri che ha pubblicato (compreso quello attuale), gradualmente che procedeva negli anni e nella professione. I suoi temi ricorrenti sono stati incentrati sulla Giustizia, sulla difesa di ambiente e del clima, sulla continua presenza del passato, sull’amore per il Sud dell’Italia e la campagna. De Maio, parallelamente al suo percorso di magistrato, ha sempre coltivato, come già detto, lettere e letture, pubblicando diverse opere, tra poesie e prose, cominciando da I cieli dei nostri antichi tramonti (1973), per poi proseguire con La fragile storia (1981), Gli estranei giorni (1985), Spoleto mia (1986), Paesi e destini (1992), Approdi (1997), Le irrisolte nebbie (2005), La luce dei fari, le gocce del cuore (a sei mani, con i colleghi Isabella Accorinti e Giuseppe Lo Faro, 2016), La vita a brandelli (2018).
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