La figura di Marie Dominique Bouix (1808 – 1870), giovane chierico zelante di provincia, uscito spontaneamente dalla Compagnia di Gesù, nel 1841, dopo un quindicennio di studi severi, si staglia nel mondo intellettuale francese come un lucido rappresentante di quella ideologia papista ultramontana, che doveva divenire in lui passione dominante della sua vita breve ed intensa. Figura inizialmente minore di una canonistica lacerata dal contrasto della Sorbona con i fermenti antigallicani riaccesisi nel crogiolo della trasformazione bonapartista, la complessa opera di riduzione del diritto ecclesiastico francese a un episodio della demolizione radicale dei suoi presupposti episcopalisti può essere misurata dal sicuro successo dell’opera dell’Autore anche nella confutazione di trattati di giuristi statali prestigiosi, come il Manuel de droit public ecclesiastique francais di André Jean Jacques Dupin (Parigi, 1844); mentre faceva “tabula rasa” delle posizioni pre e post-gallicane, fino ad allora considerate parte indissolubile della storia di Francia. Tra il definitivo declino dell’Ancien régime e le incertezze degli orientamenti della Restaurazione, il Bouix seppe ben cogliere, nel clima mutato, il senso dei nuovi tempi. E vi giocò la partita di un radicale, e vittorioso ritorno alla egemonia papale sull’intero diritto pubblico ecclesiastico, sia interno, che esterno.