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Dino Cofrancesco

Dino Cofrancesco (Arce, 1942) si è laureato a Genova in Filosofia nell’ormai lontano 1966. È stato assistente ordinario di Storia della filosofia (Facoltà di Magistero) e di Storia delle dottrine politiche (Facoltà di Lettere). Tre anni or sono, ha fatto ritorno nell’ateneo genovese dopo aver insegnato Storia delle dottrine politiche nelle Facoltà di Scienze Politiche di Trieste (per quattro anni) e di Pisa (per cinque anni). Si considera molto fortunato per aver incontrato, nel corso degli anni, ed essere diventato amico di studiosi del calibro di Anna Maria Battista, Norberto Bobbio, Guido Calogero, Renzo De Felice, Augusto Del Noce, Luigi Firpo, Mario Stoppino.
Allergico all’ideologia dell’impegno, agli “intellettuali militanti”, ai profeti e ai salvatori del mondo, ai mistici dell’antifascismo e dell’anticomunismo, ha sempre visto nel “lavoro intellettuale” una professione come un’altra, da esercitarsi con umiltà e, nella misura del possibile, “senza prendere partito”. Per questo continua, oggi più che mai, a ritenere Raymond Aron, Isaiah Berlin e Max Weber gli autori più formativi del Novecento, almeno per chi voglia occuparsi del “metodo delle scienze storico–sociali”; per questo, al tempo dell’intervista sul fascismo di Renzo De Felice, si schierò, senza esitazione, dalla parte della famigerata storiografia revisionista, senza timore di venir accusato di filofascismo.
Ha svolto ricerche sul pensiero liberale europeo dell’Ottocento — soprattutto francese e inglese (Tocqueville, Mill) —, sulla teorica federalista (da Hamilton a Spinelli), sui “miti politici”, sulla destra totalitaria (con particolare riferimento al fascismo italiano), sul pensiero conservatore, sulla funzione degli intellettuali nella società contemporanea, sulla cultura azionista. Per l’Istituto per l’Enciclopedia italiana ha scritto saggi sul mito politico e sulla democrazia contemporanea.
Nel 1997 è stato eletto presidente nazionale del Centro per la Filosofia Italiana e, nello stesso anno, ha assunto la direzione del Centro Internazionale di Studi Italiani dell’ateneo genovese. Dal 1998 è direttore del Dipartimento di Filosofia.
È nel direttivo delle riviste «Il pensiero politico» (la rivista degli storici delle dottrine politiche), «Nuova storia contemporanea» (la rivista che raccoglie l’eredità di Renzo De Felice) e «Quaderni di scienza politica», e nel comitato scientifico di «Filosofia & questioni pubbliche».
All’attività accademica, negli anni scorsi, ha alternato un’intensa collaborazione a quotidiani come il “Corriere della Sera”, il “Secolo XIX” e a riviste di area (di destra e di sinistra) come «Liberal» (su «Liberal mensile» ha curato la rubrica cinematografica), «Ideazione», «Democrazia e diritto».
Da molti anni non svolge attività politica (è stato segretario della Federazione Giovanile Ligure del Partito Socialista Italiano e, per oltre un decennio, ha fatto parte del comitato direttivo di «Critica sociale», l’antica, prestigiosa rivista del socialismo riformista). È, però, un convinto sostenitore di radicali riforme istituzionali e della Seconda Repubblica, memore della lezione (antipartitocratica) di Giuseppe Maranini, l’unico pensatore politico italiano del nostro tempo che rimpiange di non aver potuto conoscere.
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