Anita Gramigna è docente di Pedagogia sociale e Pedagogia della marginalità presso l’Università degli Studi di Ferrara. È inoltre docente del dottorato europeo con menzione di qualità di Huelva e di Granada (Spagna). Collabora attivamente con riviste specialistiche e case editrici di carattere internazionale. È membro del consiglio editoriale della rivista «Ethos Educativo», edita nello stato del Michoàcan (MX), nonché del comitato scientifico per la collana «Biblioteca de Filosofia y Educaciòn», presso la casa editrice messicana Plaza y Valdes. Ha avuto importanti incarichi scientifici e didattici presso prestigiose università straniere, pubblica con regolarità su riviste di alto profilo scientifico. Fra le ultime pubblicazioni in Italia ricordiamo: Diritti Umani. Interventi formativi nella scuola e nel sociale (in collaborazione con M. Righetti), ETS, 2005; Pedagogia Solidale. La formazione nell’emarginazione, UNICOPLI, 2006; Etnografia della formazione (in coll. Con A. Ravaglia), Anicia, 2008; Estetica della formazione (in coll. con M. Righetti e C. Rosa), UNCOPLI, 2007; Democrazia dell'educazione (a cura di), UNICOPLI, 2010; Inquietudini euristiche. Saggi di estetica della formazione (con M. Rigetti), Bologna CLUEB, 2010. La prospettiva cha ha sostenuto il suo progetto di ricerca, fin dall’inizio dell’attività accademica nel 1991, riguarda le emergenze educative, ovvero quell'insieme di fattori, in senso lato sociali, che rendono difficile un intervento formativo o richiedono strumenti di analisi e d’intervento non riconducibili alle prassi più usuali nella scuola, o nelle altre agenzie formative consolidate. L’attenzione costante alle emergenze educative le ha consentito di sviluppare una serie vasta di contatti e di collaborazioni di carattere internazionale, in particolare in Spagna (Università di Valladolid, Granada, Siviglia, Huelva, Barcellona), in Messico (Università di Città del Messico, del Tabasco, dello stato di Michouacan, di Puebla e del Chiapas) e in Brasile (Università di Goiania). Si tratta di realtà diverse, ma dove fattori come l’emigrazione, le minoranze, di vecchie e nuove marginalità, richiedono l’intervento di una pedagogia di frontiera. Il riferimento costante del suo lavoro, sotto forma di ideale regolativo, è, infine, quello della problematicità come impossibilità di racchiudere la complessità dell’esperienza in un sistema, secondo una filosofia che non prescrive ma illumina i problemi concreti e li umanizza, nel senso che richiama l’uomo come individuo e come collettività alle sue responsabilità e al suo impegno etico a trascendere i bisogni e gli scopi della sua individualità. Di qui l’attenzione alle implicazioni etiche della ricerca in educazione che impongono l’opposizione ad ogni dogma e ad ogni unilateralità nella guida della formazione umana, come emerge nel lavoro Semantica della differenza. La relazione formativa nell'alterità (Aracne, 2006).