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Enrico Cerrigone

Mario Enrico Cerrigone è vicepresidente dell’Istituto Filosofico di Studi Tomistici, ma vive questa carica con gioioso disagio.
Devoto delle contraddizioni ha eletto a suoi numi tutelari Pavel A. Florenskij, Søren Aabye Kierkegaard, Carmelo Bene, Michel Henry, Andrej Rublëv, Giorgio Agamben, Niklas Luhmann, Emanuele Severino, René Magritte, Simone Weil, René Girard, Manlio Sgalambro e una manciata di altri; sa che alcuni di loro sono professori delle tenebre, ma accetta di correre il rischio.
Non insegna, e nemmeno vorrebbe insegnare alcunché, infatti pensa che ogni conoscenza sia illusione, ogni volontà cattiva e la libertà una malattia necessaria.
Assieme a Florenskij e Bene ritiene, non per vezzo, che diventare idioti sia la sola soluzione, per questo è impegnato da anni in un’intensa attività di sprogettazione e disapprendimento che, come Florenskij, chiama “nikosofia”. Egli sa che quella pratica è l’unico modo per poter godere della bellezza, e di fronte alla bellezza non si sa cosa domandare.
Similmente a Cristina Campo ha scritto poco e vorrebbe aver scritto ancora meno, con una certa ritrosia segnala: Riflessioni di un acchiappanuvole, in Aa.Vv., Solo l’inutile può salvare il mondo, inSedicesimo, Savona 2022; Il diritto all’ultima parola. Contraddizione e verità in Pavel A. Florenskij ed Emanuele Severino, in: Aa.Vv., Ai confini della contraddizione: Tommaso d’Aquino, Florenskij e Severino, inSedicesimo, 2021.
Ritiene che possa avere anche un qualche valore: La verità non si dice. Riflessioni intorno alla verità a partire da Pavel A. Florenskij, Pentàgora, 2019.
Mario Enrico Cerrigone aspetta senza fretta che il tempo faccia il suo corso, vive nascosto e, tutto sommato, pensa che vada bene così.
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